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domenica 17 agosto 2014

Ancora di pace

                                     Consiglio di guerra matita su carta cm.20x30 di Marius Ledda

Mancano ormai solo circa otto mesi all’apertura di Expo 2015 e si spera che la manifestazione,  nonostante i contrattempi e gli scandali  abbia il giusto successo. I mass-media parlano  spesso di padiglioni e monumenti che si metteranno in mostra per stupire ma spesso dimenticano il tema dell’esposizione che è « nutrire il pianeta, energia per la vita ». Questo argomento dell’alimentazione ne trascina un altro conseguente che è quello della pace : senza quest’ultima infatti non si puo alimentare nessuno, nè tanto meno dare energia alla vita. Ho già affrontato in altri post questo tema e non mi voglio ripetere, chi fosse interessato puo leggersi Apologia di un disertore  o Pacifismo ai tempi della guerra di Siria. Come ho già detto altrove  l’unico italiano, milanese, che ha ricevuto il Nobel per la pace nel 1907 fu Ernesto Teodoro Moneta il cui busto staziona  dimenticato  ai giardini Montanelli. Moneta era un ex garibaldino massone che, dopo aver sperimentato di persona la terribile esperienza dei campi di battaglia si era convertito alla causa della pace di cui divenne un grande sostenitore seguendo le teorie di Kant sulla pace universale.  Alcune sue affermazioni furono addirittura alla base della nascita della Società delle Nazioni prima e dell’ONU poi. Tuttavia ricordiamo che sette anni dopo il premio Nobel, nel 1914, divenne inerventista allo scoppio della Grande Guerra. Vale a dire che i lumi della ragione non ci risparmiano  dalle tragedie.
Personalmente ritengo che la pace la si conquista cambiando modello culturale. Hillman ha mostrato quanto sia falso e retorico esaltare la pace quando in noi vi è un terribile « amore per la guerra », come titola uno dei suoi preziosi saggi. Il nuovo modello é quello di mettere al centro la bellezza, sia a livello personale che internazionale, nè l’economia nè lo sviluppo, e non è un caso che sia stato uno psicanalista a dirlo  perchè ha sperimentato l’animo umano.  Ai tempi di Moneta la psicanalisi non era ancora nata.  
Vi é invece un bel libro di Federico Bock, uscito nel 2007 a Milano presso OTMA edizioni, che molto intelligentemente tratta della questione della pace interiore che poi si riflette in quella esteriore . Uno dei protagonisti é un clochard che ha preso dimora su una panchina dei giardini Montanelli, appunto accanto al busto di Ernesto Teodoro Moneta con il quale dialoga su cosa sia la pace. I vari personaggi, oltre a lui, la trovano  quando recuperano se stessi e la propria bellezza attraverso un viaggio nell’isola greca di Serifo. L’isola di Serifo, questo è il titolo del romanzo, è una favola molto profonda ed anche divertente che mostra come sia la poesia e la creatività a vincere sulla stupidità  che porta alle guerre.

venerdì 1 agosto 2014

Ciao Guglielmo



In occasione della scomparsa dell'architetto Guglielmo Mozzoni voglio ricordarlo a tutti voi con  questo scritto. Ciao Guglielmo mi mancheranno le nostre telefonate periodiche.

L'architetto Mozzoni apparteneva a quella generazione che da giovane aveva molto creduto nella tecnologia e nel progresso e pensava di poter risolvere i mali del mondo con lo sviluppo della scienza. Ma contrariamente a molti suoi contemporanei ha sempre sentito un forte amore per la natura e quasi un sentimento religioso di appartenenza ad essa. Un atteggiamento mistico che traspare in tutte le sue opere, soprattutto le più umili come gli acquarelli, e che lo portava a provare una forte tensione tra l'esigenza del nuovo e il preesistente naturale, tanto in alcuni casi da farlo rinunciare all'incarico pur di rispettare il contesto. In certi lavori si nota un forte conflitto tra le esigenze di un razionalismo astratto, tipiche della sua formazione, con quelle più propriamente organicistiche e mimetiche che tendono a inserire il nuovo in maniera misurata e rispettosa prendendo spunto dalla particolarità del luogo e dalla sua "spiritualità". Nei suoi scritti si legge un senso di meraviglia per la vita e la sua bellezza, che non tutti sanno cogliere se non i veri artisti o chi, come lui, è stato sul punto di perderla. Non a caso Guglielmo Mozzoni durante la guerra, come Dostjewski, si è salvato all'ultimo momento dalla fucilazione. Il suo yumor, che nasceva anche da questo evento, era sincero e coinvolgente come quello di un bambino, pervaso com'era di stupore infantile ad ogni manifestarsi della vera creatività. Aveva un'etica epicurea, nel senso classico, di aspirazione alla felicità attraverso la saggezza e l'accettazione del piacere come principio di vita. Ma al tempo stesso Mozzoni si poneva anche alla ricerca di valori eterni che indagava con spirito e senso dell'umorismo.  Bisogna ammettere che dove riusciva a sintetizzare le esigenze razionali con il suo istinto naturalistico realizzava capolavori di architettura, che oggi si potrebbe definire ecologica per l'accennato rispetto del contesto naturale e storico. Questo si vede soprattutto nelle ville e in quegli interventi, come nel Friuli, dove cerca nei morfemi locali lo spunto formale delle sue opere. Questo suo bisogno di sintesi ed al tempo stesso la sua tendenza al gioco ed all'invenzione, poichè nulla per lui era da prendere troppo seriamente, lo condussero a progettare quella che lui chiamava Città-Ideale GM, una casa città, sulla scorta dei grandi utopisti ottocenteschi, però con caratteristiche del tutto particolari. L'idea di Mozzoni anche se utopistica (nel senso letterale di senza luogo) contiene alcuni aspetti che costituiscono fonte di riflessione sulla vita comunitaria che oggi si conduce nelle città e  come potrebbe essere migliorata. Intanto suggerisce soluzioni per il traffico veicolare sostituendolo con scale mobili e tapis roulants, inventa artifici per avere il verde accanto all'abitazione senza occupare troppo territorio e poi tocca tanti altri aspetti della vita che riguardano sia il lavoro che le relazioni. Insomma egli, attraverso una metafora, ci invita a ripensare la nostra civiltà ed a cosa si potrebbe fare per favorire la reciproca comprensione ed avviare un nuovo umanesimo.
Per la psicologia di derivazione junghiana vi sono degli archetipi che guidano i comportamenti umani alle varie stagioni della vita nel processo di identificazione, verso l'età avanzata abbiamo il Saggio ed il Folle, l'uno che riordina razionalmente il vissuto e l'altro che si diverte senza più odiosi doveri di rappresentanza, Mozzoni li aveva ben interpretati con questa sua città ideale garanzia di realizzazione della sua piena umanità, la stessa forma sferica è una rappresentazione del Sè.