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lunedì 28 dicembre 2015

Dell'onestà e della coerenza


  Mi chiedo se oggi l’onestà è ancora una virtù. Che cosa vuol dire essere onesti in una cultura che esalta il successo ottenuto a qualsiasi costo attraverso la furbizia e l’abilità?  Sono forse considerati ingenui gli onesti? In politica poi, soprattutto dopo Tangentopoli che doveva ripristinare questa virtù pubblica, vi è il tripudio della spregiudicatezza e dell’astuzia.  Per non sembrare banali e non perderci ricorriamo dunque alla etimologia e  analizziamo  questo termine ed il suo significato: deriva dal latino honestas-atis che viene da honus-oris, onore in italiano. Dunque anticamente l’onestà aveva a che fare con l’onore.  Era cioè il condensato di tutte le virtù che, come affermava Aristotele nell’Etica Nicomachea, avevano come scopo la bellezza di una vita felice perchè feconda di buone relazioni basate sulla fiducia. L’uomo onesto infatti era degno di fiducia perchè incapace di mentire e di tradire. Il contrario di onestà è disonestà ovvero uomo disonesto è colui che tradisce  e dunque non ci si puo’ fidare. Fiducia e onestà  andavano a braccetto.  Oggi viviamo in un mondo con tante fedi ma scarsa fiducia in una società individualista e liquida, secondo la definizione di Bauman, dove l’onestà è diventata una qualità svalutativa: si dice infatti onest’uomo come dire poveruomo, onesto praticante di una professione come a dire che non eccelle. Eppure continuiamo a sentire affermare che ci vuole fiducia: il Governo ce la chiede, l’economia senza  va in crisi e tutto dipende da essa. Le relazioni tra gli uomini si basano sulla fiducia ma invece oggi si diffode la diffidenza che accompagna lo scontento per aver abdicato all’onestà.  Per essere onesti bisogna non tradire la verità e cercarla sempre con costanza e coerenza, anche se questa sfugge a volte. La coerenza, attributo della bellezza per gli antichi, ultimamente è caduta in disuso: coherens in latino significava strettamente unito insieme,  cioè non in contraddizione con i propri obiettivi e bisogni profondi che per l’onesto sono il bene comune.Oggi si fa a meno di tutto questo e si considera l’onesto un perdente ma attenzione perchè senza onestà vi è la corruzione e la malattia. Si mente anche a se stessi  pur di apparire secondo i modelli imposti dalla pubblicità e cosi ci si ammala, alcuni psicologi affermano infatti che la malattia è un rimedio della coscienza per renderci onesti, questo vale sia per l’individuo che per la società. Per quest’ultima la patologia consiste nella conflittualità permanente, che qua e là provoca guerre e distruzioni. Ci si chiede poi che cosa spinge dei giovani cresciuti in occidente, relativamente benestanti, a decidere di arruolersi con il fondamentalismo arabo. Non è forse questa  alienazione dalla bellezza della virtù regina?

4 commenti:

  1. I giovani occidentali che si uniscono all'Isis lo fanno un po'
    per noia, un po' per amore della trasgressione, ma soprattutto per cancellare la civiltà occidentale e il capitalismo. Cosa propongono per il dopo non si sa. Ma intanto
    è bello distruggere, sfogare gli istinti, seguire gli ormoni,
    fare un po' di casino. A quelli che poi ritornano da noi, toglierei il passaporto. Angelo Tondini -giornalista

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  2. MI pare che il suo commento sia giusto ma sicuramente anche perchè il sistema di valori non è molto appagante nelle società occidentali per dei giovani cresciuti nelle banlieus senza speranza di riscatto. La disonestà sta in un potere che illude ma poi tradisce.

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  3. Il poeta latino Giovenale, nel secondo secolo dopo Cristo, scriveva: l’onestà è molto lodata ma muore di freddo. Quindi è sempre stato così; è come la cosiddetta meritocrazia: tutti dicono che il merito deve essere premiato, ma in realtà non si fa nulla per realizzare tale auspicio. Prendiamo per esempio il caso degli insegnanti, di cui anche tu ti sei occupato: il loro stipendio, tra l’altro inadeguato, è legato solo agli anni di anzianità, indipendentemente dalla qualità e quantità del lavoro svolto.
    Per quanto riguarda la sfiducia oggi così diffusa essa è anche dovuta al comportamento di molti rappresentanti delle istituzioni e al fatto che non vengono in genere sanzionati alcuni comportamenti disonesti. Recentemente ci siamo tutti indignati alla notizia di quei dipendenti del comune di Sanremo che timbravano il cartellino anche per i colleghi assenti, ma i deputati e senatori che votavano anche per gli assenti (i cosiddetti pianisti) sono stati regolarmente ricandidati e rieletti. Sostanzialmente non c’è differenza, anzi il comportamento dei parlamentari è più grave, perché quei dipendenti frodavano il comune, mentre i “pianisti” alterando l’esito delle votazioni in parlamento ingannavano tutti gli italiani. Siccome c’era la prova fotografica pubblicata dai giornali, scrissi ai segretari dei relativi partiti di non ricandidare i colpevoli: nessuno mi rispose.
    Recentemente anche in Vaticano, considerata sede della più alta autorià morale, sono emersi casi di attaccamento al denaro e al potere e addirittura di corruzione. Se fosse vero che una parte del cospicuo patrimonio immobiliare che la Santa Sede possiede (derivante spesso da lasciti testamentari da destinare a opere di bene) sono ceduti a condizione di favore a giornalisti, politici ed esponenti delle istituzioni, si potrebbe ravvisare una forma di corruzione mascherata, e per questo quindi tanto più odiosa in quanto formalmente legittima. Infatti se un politico o giornalista paga un affitto di pochi euro per un appartamento che ne vale molti di più, è comprensibile (anche se non giustificabile) che non sollevi mai il problema della revisione del cosiddetto otto per mille che viene devoluto alla Chiesa anche per quella quota di contribuenti che non hanno fatto alcuna scelta (credo si tratti di centinaia di milioni di euro).
    Papa Francesco gode di un grande consenso, stranamente anche da parte di molti intellettuali che si dichiarano non credenti, alcuni forse perché solleticati nel proprio ego in quanto il pontefice risponde alle loro lettere.
    Tuttavia, come tu dici, ci vuole coerenza. Non basta condannare la corruzione e chiedere perdono come fa papa Francesco, che poi fa processare i giornalisti che hanno denunciato gli scandali e non i colpevoli degli stessi.
    Per giunta dimenticando il detto evangelico: oportet ut scandala eveniant.

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  4. Grazie Pino per il tuo bel commento che completa un po' il mio. In effetti quanto dici fa parte del malcostume italiano e forse anche generale relativo al fatto che la virtù dell'onestà non è fredda ma si squaglia al calore del potere. Come tu dici è il trionfo dell'egolatria che assume diverse forme subdole perfino in una istituzione come la Chiesa. Tuttavia è un nostro dovere di intellettuali tornaare a mostrare ammirazione per questa virtù dimenticata. Mio nonno funzionario pubblico di un tempo che fu in punto di morte disse a mia madre che non gli lasciava nulla fuorchè un nome onorato pêrchè aveva praticata l'Onestà. Mia madre me lo ripeteva spesso.

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