Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Papa Francesco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Papa Francesco. Mostra tutti i post

martedì 11 aprile 2017

della produzione di armi

                   


Papa Francesco nel suo messaggio il giorno delle Palme ha detto di pregare perchè tra l’altro si convertano i cuori dei produttori e dei trafficanti di armi. Questa affermazione mi pare rivoluzionaria, non so se ci si rende conto della sua portata. Nel nostro mondo occidentale così civile e cristianizzato la produzione di armi da guerra è ai primi  posti nella classifica dell’industria manifatturiera. Il che vuol dire che la nostra economia si regge anche sulla fabbricazione e la vendita di armi. Ad esempio in Italia il settore è quello più florido, pure in periodo di crisi, dal 2011 è aumentato del 48 percento con un fatturato di circa 20 miliardi l’anno. Vi sono industrie insospettabili che producono armi  e questa esportazione si rivolge principalmente verso il medio oriente teatro di guerre. Si ha un bel dire che servono alla difesa e che la nostra costituzione ripudia la guerra come mezzo per risolvere i conflitti fra Stati ma se ne è permessa la produzione e la vendita è chiaro che servendo per la guerra  il settore sarà più o meno florido in relazione all’andamento dei conflitti nel mondo. Viviamo una evidente schizofrenia :  ripudiamo la violenza e la guerra ma il nostro benessere si sostiene con la produzione di armi da guerra. Non si può difendere il paradosso con la scusa della difesa del lavoro e dell’occupazione. Se ci saranno produttori di armi ci saranno guerre anche se apparentemente verranno vendute a paesi non in guerra. Emanuele Kant giustamente diceva che finchè vi saranno eserciti permanenti verrà sempre voglia di servirsene, altrimenti a che servono i militari e le armi ? Il lavoro lo si dovrebbe garantire in altri settori ad esempio incentivando il settore dei beni ambientali e culturali, in un paese come il nostro dovrebbe essere il settore trainante invece è ancora sottovalutato rispetto alle sue potenzialità. Un bell’esempio per il nostro paese sarebbe la riconversione delle fabbriche di armi in qualcosa di utile per la pace che viene assicurata non certo dagli arsenali bellici sia pure con la scusa della difesa. Se dividiamo il mondo in amici e nemici prima o poi ci ritroveremo con le armi in mano. Ermete Trismegisto affermava « come sopra cosi sotto » o come dentro cosi fuori se vogliamo evitare le guerre dobbiamo unificarci, far pace con noi stessi, integrarci, rivolgerci alla nostra parte bambina, si deve innescare la compassione ed evitare il potere come dominio. Riempirci di poesia insomma e di sentimento della bellezza. Accedere dunque alla dimensione estetica e sacra del nostro essere. Non a caso Dostoevskij affermava che la bellezza salverà il mondo.  Per le armi si dovrebbe fare come per la droga, vietare la produzione e sanzionare l’eventuale commercio, si suppone infatti che facciano più male delle sostanze stupefacenti.  Sarebbe così anche più facile prevenire gli attentati terroristici indagando sul traffico illegale. Ma sarà difficile se il Pil nazionale dipende anche da questo settore. Per questo dicevo che l’affermazione del Papa è in qualche modo eversiva.

giovedì 1 gennaio 2015

Primo dell'anno 2015

                                              Omaggio alla rosa, acquarello su carta 40x60

Il primo dell’anno é dedicato alla Pace e  ogni volta siamo qui a riflettere sul significato di questa ricorrenza e cosa voglia dire, nel profondo, questa parola. E’ sempre ambigua questa  aspirazione alla pace in un mondo che intanto prospera grazie alle guerre. Duemila anni di cristianesimo non hanno risolto il problema delle continue guerre che insanguinano, di volta in volta ,ora un paese ora un altro.  Adesso è la volta dell’Ucraina  ma non dimentichiamo il Medio Oriente e i paesi africani. Quando una questione diventa importante per l’opinione pubblica di una nazione subito si trova qualcuno disposto a uccidere e a sacrificare la vita per quella causa, anche se magari, passato un po’ di tempo, questa viene superata dai fatti e la gente non la tiene più in nessuna considerazione. Prendiamo ad esempio le guerre fra cattolici e protestanti nel seicento europeo : per circa trent’anni non si poteva sopportare che qualcuno professasse una dottrina diversa, alla fine non  importava più niente a nessuno ma intanto un sacco di gente era stata uccisa. Bisogna sempre trovare un nemico su cui scaricare le colpe del nostro malessere esistenziale e delle ingiustizie sociali.  Sembra che noi amiamo la guerra perché ci impedisce di guardarci dentro e di vedere il nostro lato ombra. Hillmann, come dicevo nei post precedenti sull’argomento, ha scritto un libro dal titolo significativo : Un terribile amore per la guerra. Le motivazioni dunque sono spesso, palesi o nascoste, di natura religiosa, anche perchè chi va in guerra e rischia la vita ritiene sempre di avere Dio o gli dei dalla sua parte, le ragioni economiche spesso sono una scusa per giustificare  la ferocia di una guerra.  Ma allora che fare ? E’ inevitabile questo precipitare nel pensiero dualistico amico-nemico ?  A parer mio no ma cio’richiede un notevole sforzo di educazione all’umiltà, alla pazienza, alla tolleranza e alla comprensione che oggi, primo dell’anno dedicato dalla Chiesa alla Madre di Gesù, ci ricordano che sono virtù femminili dimenticate dalla nostra cultura sia pur detta cristiana e pur anche a volte dagli stessi movimenti femministi. Allora si capirà che la violenza è stupidità e ignoranza ed essendo la causa di natura religiosa con un processo omeopatico si dovranno usare le religioni per guarire. La marcia per la Pace di Assisi, la città del Santo più olistico, ecumenico ed evangelico insieme, dimostra quanto affermo. Riflettendo sull’ attualità del messaggio francescano e leggendo che, da quando il Papa ha preso il nome del Santo Poverello, Assisi assiste ad un notevole incremento del turismo religioso viene da chiedersi come mai in duemila anni certi passaggi dei Vangeli sono stati trascurati dalla Chiesa fomentatrice nei secoli passati di guerre terribili . Si afferma che il cristianesimo sia la religione dell’amore ma quale esegesi dei Vangeli ha permesso la tortura, le  persecuzioni, i delitti e le guerre ? In nome di quale amore ? Francesco è una figura anomala o è la più corretta corrispondenza tra la Parola e l’azione ? Ogni grande spiritualità insegna il distacco dai beni materiali, dal potere, dalla fama e dagli onori. Vuoi vedere che è proprio per evitare le guerre fratricide ? Quando il cristiano ascolta il messaggio del suo fondatore , « Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come  la dà il mondo, io  la do a voi » (Giovanni 14/27)  comprende che questa condizione di pace è una totale rinuncia  al  proprio Ego e quindi alle ragioni della guerra e un abbandonarsi alla bellezza della vita ?        

martedì 7 ottobre 2014

Francesco d'Assisi


                                           Autunno, acquarello su carta cm. 26x32



L'altro giorno era la festa di San Francesco e indugiavo in alcune riflessioni poichè questo santo cristiano viene considerato il più ecumenico ed ecosofico di tutti i numerosi mistici saliti all'onore degli altari. Il suo messaggio assomiglia molto a quello dei maestri di yoga indiani. Il suo riferirsi al passo evangelico in cui si esorta il credente a non preoccuparsi del futuro ma di affidarsi alla Provvidenza è sempre piaciuto, soprattutto ai giovani che vi hanno sempre visto la gioia di vivere, fuori dagli schemi di potere e dai drammi del possesso. "Dolce è sentire che non sei più solo ma che fai parte di una immensa vita", come recita il suo cantico, è un liberarsi dall'ego per approdare alla vera pace del cuore, i maestri indiani direbbero  consapevolezza dell'essere o  coscienza universale. Ma che cosa ci dicono oggi questi messaggi?  Il mondo è dominato da un' economia dilapidatoria  di guerra e ovviamente è dilaniato da continui conflitti generati dall'avidità e dalla ricerca del potere. Se non fosse per paura sarebbe già scoppiata la terza guerra mondiale, il pontefice afferma giustamente che è già in atto a episodi staccati. La stessa Chiesa però, solo dopo settecento anni dalla sua scomparsa, ha prodotto un papa che ha adottato il suo nome per il suo pontificato, eppure questo santo è il patrono d'Italia. In un mondo dominato dal dio denaro come è possibile che Francesco d'Assisi possa comunicarci ancora qualcosa? Notiamo tuttavia che quando si parla di Lui tutto il mondo si inchina. Una delle più ricche e popolose città degli USA ha preso il suo nome. E' ipocrisia oppure è la coscienza di una strada da percorrere che però fatichiamo a seguire? 
L'ambientalismo attuale dice che se non la imbocchiamo rischiamo la catastrofe. Siamo dunque consapevoli che la cultura dell'Occidente non porta da nessuna parte e guardiamo al santo poverello come ad un esempio di un modo più rispettoso di relazionarsi con la natura, vista come emanazione del divino, Gandhi chiamava questo "ahimsa", non violenza. "Deus meus et omnia" invocava Francesco e il "Tutto" è l'intero universo materiale visto come il cosmos dei Greci, ovvero ogni cosa al posto giusto in un' armonia perfetta che è sigillo della bellezza. 
Il franco-algerino Pierre Rabhi ha scritto "Sobrietà felice" dove mostra, anche con una certa ironia, l'assurdità di una vita motivata dal denaro e dalla dilapidazione delle risorse. Non so se egli si sia ispirato anche al santo di Assisi, certo è che lui, nato nel mondo islamico più povero, è cresciuto in Francia e Francesco, il cui nome gli fu imposto dal padre mercante per onorare i suoi traffici in questo paese, tentò una conciliazione fra l'Islam e i crociati cristiani. Sincronicità? Speriamo. Mio padre, come il genitore di Rabhi, era un artigiano, o meglio ancora era permeato di spirito artigianale, il che presuppone la saggezza di non consumare per lo spreco ma riparare, conservare e riciclare, dobbiamo tornare a questa mentalità, a un nuovo modello di sviluppo,  come mi sforzo di esporre nel mio ultimo libro "L'altro architetto", ed. Casagrande. I giovani ci seguiranno come dimostra questa lettera inviatami da un giovane architetto che mi conforta più di ogni critica colta. http://mauriziospada.jimdo.com/

Salve, mi chiamo Andrea Jacopucci, sono un giovane architetto.
ho letto alcuni dei Suoi libri ed articoli, in particolare ho trovato molto interessante e formativo "L'altro Architetto".
L'ho cercata per complimentarmi con Lei di un testo cosi sensibile e coinvolgente, inoltre colgo l'occasione per ringraziarla del contributo che questo testo ha dato alla mia formazione.
Grazie ancora e complimenti.
un lettore